L’azienda fiorentina, parte del Gruppo francese Kering, l’anno scorso aveva fatto sfilare la collezione primavere/estate a Parigi, rassicurando che si sarebbe trattato solo di un trasferimento temporaneo per un omaggio alla Ville Lumière e non di un abbandono dell’Italia. Come promesso ritorna con una sfilata co-ed, cioè femminile e maschile.
Gucci porta in passerella a Milano Moda Donna una moda che mescola codici moda lontani e li rimaneggia per dare loro nuova vita, una rivendicazione di libertà descritta dallo stilista Alessandro Michele:
“Nel teatro della vita ognuno di noi indossa una maschera con cui presentarsi al mondo ( Hannah Arendt), gli abiti sono la nostra maschera, che mostra e nasconde insieme”.
Le maschere in passerella per Gucci, sfilano in uno spazio ellittico, tra superfici specchiate, pareti punteggiate da 120mila led, lampi di luce e versi ferini sono piene di aculei.
Alessandro michele spiega così gli aculei: “Mi sono capitati sott’occhio a un’asta dei collari francesi di fine ‘600 dedicati ai cani fedeli nel proteggere i padroni e li ho messi insieme alla maschera, per mostrare che anche un animo gentile può essere costretto a dire: “Attenzione, ci sono, e voglio difendermi”. Anche io l’ho dovuto fare ed ero un ragazzino gentile”.
Ai collari e aculei, si affiancano elmi da aquila e copri orecchie dorati ispirati all’opera ‘Fashion Fiction #1′ dell’artista Eduardo Costa, per accostare il concetto che “siamo tutti animali selvaggi, costretti da regole, e il nostro vivere è fatto di paure, siamo accecati, impauriti, storditi e noi stessi siamo belve con gli altri”. In questo senso, ammette Michele “la moda è sempre politica.
,io cerco di stare lontano dalla politica, ma la moda fa parte della cultura che ti viene incontro, senza bisogno di entrare in una libreria. Forse inconsciamente il mio e’ un atto politico con cui cerco di difendermi da chi vuole sottrarmi la cultura”.
Dai completi sartoriali con ancora le impunture al tailleur con il logo, dalla stola in pelliccia al pull con la scritta ironica, dall’abito in lamé con le calze in pizzo e le ginocchiere al pantalone ampio infilato nei sandali, dalla giacca messa al rovescio al plissé metallizzato, tutto si tiene, in un nuovo equilibrio, condensato rispetto a collezioni precedenti. E se lei è libera di portarsi le sneakers di ricambio in mano e di mettersi le bretelle con gli aculei, lui può tranquillamente indossare jabot e collari di pizzo, bluse con stampa kamasutra e pantaloni floreali a vita alta, bermuda ampi e mocassini con il tacco, maglie ricamate e soprabiti di tulle, tute in gessato con camicie trasparenti e camicia e cravatta. Ecco la rivendicazione della libertà – per lui per lei, insieme in passerella, con 44 look uomo e 43 donna.
Assolutamente in tema l’invito: una maschera in cartapesta dell’ermafrodito: “il mondo antico cantava la meraviglia di essere tra due sessi, oggi è una delle maschere più difficili da portare, ma essere ibridati è una benedizione” conclude Michele.